LA SALINITA' E SODICITA' DEL TERRENO

Pubblicato il 14 giugno 2023 alle ore 15:33

Ben ritrovati Amici di Sempre Al Verde,

 

Con un nuovo articolo, riguardante un argomento purtroppo, davvero poco discusso in ambito del tappeto erboso ornamentale, ma davvero importante per la salute della nostra cultivar. Come sempre, proviamo a fare chiarezza in maniera semplice e comprensibile.

 

La salinità o sodicità del terreno :

 

La salinità del terreno è un fattore molto importante, da tenere in considerazione nella creazione e gestione di un tappeto erboso. Lo sanno bene i professionisti che lavorano in zone prevalentemente costiere.

 

Che il substrato deve essere drenante, lo ripeteremo all'infinito, ma è solo questo il dato che stabilisce se possiamo o no ospitare un buon prato ? Cosa determina una buona riuscita ?  

 

L'equilibrio è la parola giusta, un tappeto erboso vive di equilibri, che dobbiamo essere bravi a mantenere e dobbiamo imparare a gestire.

 

suoli salini, sono presenti  ad oggi  per circa il 10-12% delle aree coltivabili a livello mondiale. In Italia l'accumulo di sali nel suolo è presente in diverse regioni, e non solo nelle zone costiere, con  circa 400.000 ettari di terreno a rischio desertificazione.

 

La problematica nasce dall'uso di acque ad alto contenuto di sale e l'eccessivo utilizzo di soli fertilizzanti minerali, e abuso degli stessi nella gestione. 

In tutti i suoli è presente della salinità, che varierà a secondo del territorio e alle zone climatiche, ma nei suoli più salini e nei periodi più asciutti, si  noterà la presenza di patina biancastra o piccole macchie sparse sulla superficie chiamate efflorescenze saline.  

 

La salinità  oltre che rendere il terreno inospitale per la maggior parte delle specie, riduce lo stato di benessere della pianta, provocando squilibri nutrizionali e inducendo pian piano a tossicità.

 

Un  terreno sodico non permetterà alla pianta  di assorbire i giusti nutrienti, la capacità di trattenere l'acqua e di renderla disponibile alla pianta   sarà davvero limitata, così come l'apparato radicale sarà asfittico e sarà presente un quantità di sodio e cloro dannoso alla nostra specie.

 

Questa situazione è dovuta all'effetto osmotico esercitato dalla fase liquida del suolo, maggiormente concentrata rispetto alla soluzione presente all'interno della pianta. Parte dell'acqua che verrà assorbita dalle cellule radicali, uscirà di nuovo a causa di questo effetto.

Le piante in questo caso saranno  sottoposte a "siccità chimica" anche se il terreno dovesse rimanere umido a lungo.

Questa circostanza costringe la pianta a sprecare molte più energie per la  sopravvivenza e nel tempo modificherà le sue caratteristiche morfologiche, adattandosi in parte allo stato generale del substrato ma mai in salute.

 

Tutto ciò, non viene visto subito ad occhio nudo e come molte volte accade, si guarda solo la foglia nei periodi buoni, tralasciando situazioni che ci possono far svoltare, donando alla nostro prato quantomeno la salute necessaria, se non qualità e vitalità eccellente.

 

Alte concentrazioni di sodio nel suolo, influiscono sulla struttura del suolo stesso, che tenderà al compattamento con adsorbimento del calcio e magnesio e potassio da parte dei colloidi dove invece avverrà un  assorbimento del sodio.

Si parla di quindi di idrolisi, che avviene per scissione delle molecole per effetto dell'acqua, in questo caso in ambiente alcalino.

 

Quante volte vediamo terreni duri, con asfissia radicale e mancati drenaggi, situazioni deleterie per un tappeto erboso, dobbiamo quindi, oltre che modificare il nostro top soil fisicamente, tramite carotature, drenaggi , bucature,  verificare  il dato della salinità/ sodicità del suolo se vogliamo essere sicuri di risolvere definitivamente le problematiche e donare alla nostra specie  l'equilibrio vitale di cui ha bisogno. 

 

Di norma all'aumento di sodio al suolo, corrisponde un valore PH sempre più alcalino, che a sua volta diventa un valore non adeguato, non riuscendo ad assorbire la maggior parte dei microelementi presenti nel terreno. Un suolo può diventare sodico in assenza di piogge, o di estrema siccità, poiché l'acqua tende sempre a risalire e si formeranno quindi  depositi in prossimità radicale.

 

Anche  l' eccessiva e continua fertilizzazione solo da minerale, può aumentare la sodicità al nostro substrato come spesso accade nel tempo senza rendercene conto.

In ambito tappeto erboso soltanto una specie  viene definita più tollerante delle altre alla salinità, stiamo parlando del PASPALUM VAGINATUM, specie che grazie alla sua peculiarità si trova principalmente in zone costiere, che viene bagnata ed irrigata spesso con acque salmastre e che tollera salinità anche fino a 15/20 dS/m. L'acqua di mare ha circa un valore che si aggira a 50 dS/m di conducibilità.

 

Perché si parla di salinità o sodicità? Quali sono le differenze?

 

La salinità esprime il valore del sale all'interno di una soluzione, cioè il contenuto di sale disciolto presente. Il termine ''salino'' viene indicato principalmente su soluzioni acquose o liquide e misurato con una scala in parti per milione o con conducibilità elettrica. I terreni comunque per struttura hanno necessità di una minima quantità si sali per mantenere la corretta aggregazione delle particelle. Un terreno salino ha comunque una buona struttura ma la possibilità di correggerlo è molto dispendiosa.  Il dilavamento con acque dolci o irrigue continue, senza sostituite la sodicità, potrebbe aumentare il PH, peggiorare la struttura del suolo  deflocculando  le argille e destrutturando il suolo

 

La sodicità  ha caratteristica di avere alte concentrazioni di sodio nella soluzione (Na+), mentre il termine sodico, corrisponde alla condizione di sodicità del suolo. Per definire un terreno sodico deve avere una percentuale più alta  del  15% . Il sodio è un metallo alcalino e nel suolo provoca separazione degli aggregati, perdendo l'integrità e sarà soggetto a ristagni idrici, terreno molto duro, con scarsissimo approfondimento radicale.  Un terreno comunque sodico di solito è più semplice da correggere rispetto ad un terreno salino.

La disponibilità ridotta di Fosforo , Ferro , Rame , Zinco , Molibdeno, Boro ed altri elementi lo rendono comunque non adatto al tappeto erboso.

Inoltre l'antagonismo di assorbimento tra Calcio, Magnesio e Potassio creerà  parecchi squilibri nutrizionali.

 

Come misurare la salinità del terreno?
 
L’unità di misura della conducibilità nel Sistema Internazionale è il deciSiemens al metro (dS m-1), il millisiemens al centimetro (mS cm-1) il microsiemens al centimetro (μS cm-1). Fra i primi due parametri non vi è alcuna differenza. Conversione: 1 dS m-1 = 1 mS cm-1 = 1000 μS cm-1.
 

La conducibilità elettrica è il valore che misura la salinità. Il dato che ne uscirà, più sarà alto, più  sarà  la salino il terreno o la soluzione.

La salinità dei suoli viene misurata attraverso la conducibilità elettrica dell'estratto (Ece) ed espressa in  milliSiemens per cm ( mS/cm-1) a 20 oppure a  25gradi.

 

Un suolo viene classificato salino se la conducibilità è >4 ds/m . (deciSiemens per metro ) ovvero 4000μS e terreni salini o salmastri possiedono un pH che va da di solito da 7,1 a 8,5.

 

Lo strumento da utilizzare per noi appassionati  è un semplice conduttimetro, tipo quelli da acquario per intenderci, che di solito vendono in abbinato ad un Piaccametro o comunque ne consigliamo l'acquisto abbinato. 

Partiamo quindi con l'estrarre 100g di terreno ed inserirlo in un contenitore ermetico.  Si aggiungerà quindi  200ml di acqua osmotica, ovvero priva di alcun minerale, per non alterare la soluzione.

Il prossimo passo è quello di mescolare bene ed inserire il piaccametro per misurare il valore del PH e successivamente il conduttimetro per verificare il valore espresso.

 

La festuca arundinacea ad esempio tollera un valore massimo di 3,9ds/m, come una zoysia, mentre una bermuda tollera più salinità, con un valore che può superare i  6 ds/m. 

Una Poa pratensis, fatica a tollerare 3 ds/m, ovviamente sono dati medi e non fanno nessuna differenza tra le  varietà presenti nel mercato, ma danno l'idea del numero.

 

In un terreno troppo basico, salino, dovremo puntare su correttori, capaci di allontanare il sodio presente e annullare il suo potere adsorbente.

Solfato di calcio, zolfo, acido solforico sono alcuni elementi che possiamo utilizzare. Il più comune è il solfato di calcio gestito anche come gesso.

Il calcio presente verrà quindi attratto a livello colloidale al posto del sodio. Lo zolfo o acido solforico, serviranno per abbassare il PH.

 

La soluzione circolante, è sempre modificabile da diversi fattori come le piogge, la temperatura, concimazioni e attività microbica del suolo.

 

La stessa quindi è soggetta a variazioni tramite scambio ionico, che avviene tra la fase liquida e solida nel terreno, in quanto i cationi tendono comunque a ristabilire un equilibrio tramite fasi di assorbimento e deassorbimento.

Questa capacità del terreno di mantenere l'equilibrio e impedendo di creare eccessi di salinità ha il nome di POTERE ADSORBENTE che è legato alla presenza di colloidi organici e dalle argille presenti.

 

Ancora una volta siamo qui a parlare di sostanza organica e dell'importanza della stessa in una gestione consapevole. Un altro beneficio non da poco.

Il test del PH e della conduttività si dovrebbe fare anche all'acqua irrigua. Dato che sempre meglio sapere per consapevolezza visto che anche questo dato incide sulla qualità del nostro tappeto erboso. Un PH troppo acido, potrebbe ridurre l'assorbimento di potassio, calcio e magnesio e portare a lungo in fenomeni di fitotossicità da parte dei metalli assorbiti e mai mediati con gli elementi descritti prima. Al contrario un PH decisamente basico potrebbe ridurre l'assimilazione del fosforo e di tutti i microelementi, portando la pianta a carenze conclamate.

 

I livelli di bicarbonati in  acque dure aumenta il PH, modificando nel tempo il PH stesso del substrato, mentre l'azoto ammoniacale  NH4, riduce notevolmente il PH. L'urea è neutra. I bicarbonati presenti nelle acque, sono ioni di carbonato di calcio e magnesio, disciolti in acqua.

 

L'acqua dolce invece, se usata per i vari trattamenti radicali con acidificanti, nel tempo, potrà ridurre PH nella soluzione circolante. 

Per quanto riguarda la conducibilità elettrica invece va fatta una prova con acqua di rubinetto o pozzo a 25gradi, la stessa acqua che useremo per irrigare. Il dato che ne uscirà sarà sempre in milliSiemens mS/cm e potremo verificare la salinità della soluzione e in fine fare le nostre scelte.  

 

STRATEGIE CHE POSSIAMO ADOTTARE

 

In casi di terreni con  salinità, una volta misurata EC ( conducibilità elettrica) e tramite risultati certi, verificato che si tratti di terreno salino alcalino, dobbiamo diminuire in maniera sostanziali le concimazioni minerali e affidarci a quelle organiche, tranne la pollina.

Meglio se concimi animali e vegetali misti,  sia granulari che liquidi. 

 

Sono necessarie abbondanti irrigazioni, abbinate ad umettanti e surfattanti per dilavare il più possibile i sali. Durante le applicazioni di umettanti, dobbiamo inserire organici liquidi, per aumentare il potere adsorbente del terreno come leonarditi, alghe brune e amminoacidi o borlande liquide. 

 

In caso di terreno sodico, la gestione dovrebbe partire da prodotti a base di zolfo e solfato di calcio all'interno del substrato che sostituiranno ioni di sodio a livello colloidale. Interventi che vanno eseguiti dopo aver ristabilito comunque il drenaggio dell'acqua e continuare con organici come i terreni salini.  In tutti e due i casi dobbiamo aumentare lo scambio cationico al suolo.

 

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Sempre Al Verde Team

 

 

 

 

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